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Miti ario-africani. 139

dalle cinque teste, che era capo d’un villaggio. Prima di sposarla, il drago dalle cinque teste domanda al popolo del villaggio se è contento che la sposi. Quando gli è risposto affermativamente, il drago, che intanto ottenne già il permesso dal padre della fanciulla, gli manda venti teste di bestiame. I parenti soddisfatti mandano allora un messo che dichiari allo sposo la loro soddisfazione. Altre usanze e superstizioni furono osservate tra i Betshuana da miss Meeuwsen: quando vi è siccità e si vuol far cadere la pioggia, si intraprende una caccia con sfide; una sola parte dell’animale cacciato si adopera, e gli stregoni non vogliono dire che cosa se ne faccia. Talvolta, dopo avere ammazzato un bove, se ne brucia verso sera il petto, poichè si dice che il negro fumo di esso raccoglie le nuvole e fa cadere la pioggia. Talvolta, quando si vede cadere la pioggia a un po’ di distanza, si unge una saetta con qualche molemo (la parola significa ad un tempo veleno ed antidoto) e la pioggia è invitata ad avvicinarsi con la ferma credenza che lo farà. Quando lo loro magie non riescono a far cadere la pioggia, dicono che ciò avviene perchè alcuno stregone che li invidia lo impedisce. Per rimuovere ogni malanno o disgrazia dal villaggio dalla città si metto sull’ingresso del recinto di essa una pietra aguzza od una sbarra in croce unta con qualche molemo; con questo mezzo, si tengono sicuri da qualsiasi malanno. Le vedove sono trattate in un modo singolare. Quando il marito muore ad una donna, essa non può rientrare in città se non passa prima per le mani