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Miti ario-africani. 131

tolse una scure e uscì per tagliar legna. Con quel pretesto fuggì via. In quel giorno, tuttavia, il marito corse dietro le sue mogli e arrivò nel luogo del suocero quando il solo tramontava. Essi uscirono dalla casa, perchè lo sposo potesse dormire in essa. Mentre che egli mangiava, il popolo del villaggio ammucchiò covoni di paglia, e lo sposo fu bruciato nella casa. In tal modo egli morì.»

Noi abbiamo qui evidentemente una ben nota novellina un po’ sciupata. Tuttavia, sebbene io non possa qui perdermi in minute dimostrazioni mitologiche, si potrebbe avvertire come l’apparente incendio del cielo nella sera e nel mattino abbia dato spesso l’immagine d’un rogo, nel quale la forma mostruosa del nume od eroe si distrugge. Il sacrificio del Lungo Serpente de’ Kafir è un fenomeno mitico che ha probabilmente la stessa sede e la stessa ragione fìsica e solare che il sacrificio biblico d’Isacco, e il sacrificio vedico di Sunassepa. Così, nelle novelline popolari, quando si brucia la pelle d’asino, e la veste della strega, esce la fanciulla luminosa e la strega perisce; quando il loup garou viene ferito, ringrazia il cacciatore che l’ha colpito, e lo liberò dalla sua maledizione.

Viene seconda una favola Setshuâna, Il Leone e lo Struzzo: è curiosa in essa la parte reciproca de’ due animali. Il leone è sopraffatto in ogni gara dallo struzzo, fin che viene ucciso da esso; la parte che nelle favole europee è generalmente sostenuta dal lupo e dalla volpe, qui si rappresenta dal leone e dallo struzzo il quale ha sempre il di