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Miti ario-africani. 129

dizioni popolari dell’Africa centrale e le tradizioni indiane; ora le tradizioni dell’Africa australe mi confermano nello stesso sospetto, e mi fanno sperare che qualche etnologo vorrà avviare le sue ricerche in questa speciale direzione, nella quale mi pare che, accettando qual ponte etnologico e linguistico l’isola dì Madagascar, fra l’India drâvidica e l’Africa centrale e meridionale, si vengano a trovare tali contatti da permetterci di dichiarare molti fenomeni della civiltà africana che ora ci appaiono singolari e curiosi.

Dopo queste preliminari osservazioni, vediamo un primo saggio di novellina cafra.1

«Una volta una fanciulla lasciò il luogo di suo padre e si recò al villaggio del Lungo Serpente. Essendo arrivata al villaggio del Lungo Serpente essa vi rimase, ma il proprietario del luogo era assente. La sola persona presente era la madre del proprietario del luogo. Allora, a sera, la madre del Lungo Serpente diede alla fanciulla un po’ di miglio2 a macinare. Quando questo fu macinato, essa ne fece pani. Quando esso fu pronto, la madre del Lungo Serpente le disse: «Porta questo pane nella casa del Lungo Serpente.» Poco dopo che la fanciulla era entrata nella casa, arrivò il proprie-



  1. Per la curiosità di chi voglia avere un saggio della lingua dei Kafir, do nel testo originale il principio della novellina: Yati intombi etile, yemka kowayo yaya emzini ka Nyokalide. Ifiikileke ka Nyokalide yahlala kena kodwa engeko umninimzi. Kupela umtu okoyo-kulomzi ingunina.
  2. Col miglio pestato e mescolato con un po’ d’acqua fanno una specie di pane che gli Inglesi trovano molto insipido.
De Gubernatis. 9