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128 Mitologia comparata.

Chè, se può essere nozione comune di qualsiasi popolo anche dei più selvaggi, quella che sotto le forme bestiali ravvisa ancora l’uomo, se questa nozione, così universale a tutta la mitologia, può, fino ad un certo segno, confermare l’ipotesi Darviniana, mostrando una così stretta analogia fra il mondo delle bestie e il mondo umano, io dico che può essere soltanto proprio d’una razza cavalleresca, d’una razza ariana la particolarissima nozione che il bacio d’una donna può liberare l’uomo dalla sua forma bestiale e ridargli lo splendore della gioventù e della bellezza. Ma l’etnologo può bene spiegarsi come di un particolare così delicato della psicologia ariana abbiano potuto impadronirsi i Cafri, quando sappia e pensi che presso que’ popoli non solo vige l’uso eroico dei popoli ariani, ove troviamo, come nello svayamvra (libera scelta dello sposo) indiano, e nelle nozze eroiche scandinave e germaniche, e nelle corti d’amore provenzali la donna eleggersi lo sposo, ma fare qualche cosa di più, andarselo addirittura a cercare.

Il fatto non è nuovo neppure negli usi ariani: la leggenda indiana di Sâvitrî che esce dalla casa paterna per cercarsi lo sposo ce lo prova. Onde io mi confermo sempre più nel sospetto che molti degli usi africani abbiano la loro origine da usi indiani, anzi, particolarmente, da usi del Dekhan, ove, come è ben noto, vive una razza drâvidica nera, che non può, in origine, essere slata troppo diversa da alcuna delle varie razze africane. Io faceva già, or sono alcuni anni, una tale osservazione, ritrovando singolari analogie fra certe tra-