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alle porte delle loro abitazioni linee bianche, con fiori. Sopra ogni linea collocano piccole palle1 ornate con un fior di limone. In tale occasione si mette in libertà, spaventandola con grida selvaggie, una vacca ornata di fiori e di frutti che la folla de’ devoti raccoglie dal suolo quando vengono a cadere. Una cerimonia simile, d’origine anch’essa probabilmente indiana, fu ritrovata di recente presso i Cafri.

Non solo i fiori sono cari agli Dei, ma come da uno di essi, il loto, nasce il principal nume indiano, la presenza di un essere divino viene rivelata nell’India da una corona di fiori che non si appassisce mai. Il devoto partecipa poi di alcune tra queste qualità divine; così nell’Aitareya si raccomanda il pio pellegrinaggio, dicendosi che le gambe d’un pellegrino sono fiorenti, ossia fanno nascere fiori sul loro cammino. All’opposto, i piedi d’un empio, di un peccatore come Adamo uscente dal paradiso terrestre, nella leggenda medievale che lo riguarda, fanno seccare tutte le erbe sopra la via da lui percorsa. La Dea Giunone concepisce invece Marte, appena tocca un fiore.

 Protinus haerentem decerpsit pollice florem;
 Tangitur et tacto concipit illa sinu.
 Ovidio, Fasti, V, 255.

Questo fiore erotico (in Grecia il fiore erotico per eccellenza è il melagrano), da cui nasce Marte, il Dio della guerra, mi fa risovvenire del fiore in-

  1. D’escremento di vacca.