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Pietre, piante, animali. |
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Çiva, vien condannato a rinascere in forma d’uomo nella quale si troverà chiuso fin che incontri sul monte Vindhya un Yaksha in esiglio che gli narrerà le sue proprio vicende e i sette grandi misteri della vita di Çiva. Pushpahâsa, ossia dal riso fiorito, è uno dei nomi indiani del Dio Vishnu. Così, nel Gul o Sanaubar, la regina lascia cader fiori dalla sua bocca ogni volta ch’essa ride, come certe fortunate principesse delle nostre novelline popolari. Pushpadhârana o portante fiori è uno dei nomi del Dio Kr’ishna. Il Jasminum hirsutum Linnaei è chiamato in sanscrito attahâsaka, propriamente, colui che rassomiglia ad Attahâsa, ossia a colui che ride forte, appellativo del Dio Çiva, il Dio della chioma irsuta. Il Jasminum hirsutum L. chiamasi pure kunda o kundapushpa o fiore di kunda, nome dato ad uno dei tesori del Dio Kuvera, una delle forme del Dio Çiva. Il pushpa o fiore designa pure particolarmente, in sanscrito, il fiore della pubertà. Una strofa dell’indiano Pan’ c’ atantra ci fa conoscere che nell’India si coronava di fiori il liñga (il fallo), per ottenere un figlio che liberasse il padre dal pericolo di rinascere. «Colui, vien detto, che colloca da sè stesso in cima al liñga un fiore, mormorando la formola di sei sillabe, cioè: Om, Çivâya namah (onore al Dio Çiva), non rinascerà più.» Quindi la festa de’ fiori che si celebra ogni giorno nel Natale indiano, cioè precisamente, ne’ tre ultimi giorni di dicembre; vi si sacrifica al Dio Çiva; i due primi giorni sono destinati alle donne, il terzo agli uomini. Le donne tracciano innanzi