tempo dell’anno come un Conte de’ fiori, una specie del nostro giovine Calendimaggio dal maio fiorito. Ed è con saette di fiori (pushpa, kusuma) che fa le sue guerre nell’India Kâma o Kandarpa, il Dio d’Amore, onde pure tutti i suoi numerosi appellativi indiani. Secondo l’Abhidharma dei Buddhisti, tutti gli Dei nel mondo di Kâma ossia nel paradiso d’amoro recano un fiore del colore stesso di cui essi sono. I nostri cavalieri medievali prendevano invece il colore che più garbava alla donna o regina dei loro pensieri. Zeus e Giunone riposano sul monte Ida in un letto di fiori, coperto da una nuvola. Nell’India il Dio che rappresenta la maestà divina, Varuna, siede sopra il Pushpagiri, ossia la montagna de’ fiori, ossia in cima al cielo fiorito di stelle. I G’ainâs chiamano Pryamitra il re della regione celeste settentrionale, ossia Pushpottara (fiore del settentrione). Anche il sole e la luna sono fiori meravigliosi del giardino celeste; la via celeste, e particolarmente la via lattea è detta dagli Indiani una pushpaçakatî ossia un carro di fiori; la folgore lanciata da Indra è paragonata ad una ghirlanda che Narada suo messaggiero lancia sopra Indumatî, una nuvola mostruosa, addormentata nel giardino reale ossia nel cielo. Pushpita o fiorito è il nome d’un Buddha; Pushpaka o fiorente il nome dato al carro di Kuvera, il Dio della Ricchezza; Pushpadanta il nome d’un genio e Dio minore seguace di Çiva, una specie di Prometeo indiano, mollo meno infelice del primo, che per avere svelato agli uomini il segreto degli Dei, ma specialmente il segreto fallico del Dio