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Pietre, piante, animali. 109

alberi celesti. Le foglie degli alberi celesti hanno il potere di viaggiar lontano, come le nuvole, le quali sappiamo che, al pari delle foglie, fanno nella poesia indiana, come nella Stuarda dello Schiller, ufficio di poetiche messaggiere. Gli amanti greci si mandano talora messaggi d’amore sopra una foglia di platano, quella stessa foglia, sopra la quale, secondo il filosofo Talete (il quale aveva forse inteso il racconto indiano di Brahman navigante sopra una foglia di ninfea), vogava la terra in forma di timballo. Lo scrittore vedico Açvalâyana e il suo commentatore Nârâyana ci insegnano che il prete o sacrificatore vedico incaricava certe foglie privilegiate di portare i suoi voti a qualche amico assente; la foglia incaricata del messaggio riceveva come viatico due pasticcini, quali rimanevano poi naturalmente nello mani del celebrante. Le foglie fatidiche o sibilline erano dunque note anche all’India vedica. Il nostro viaggiatore Vincenzo Maria da Santa Caterina, nel suo Viaggio nell’Indie Orientali, descrivendoci la sacra ballerina del Dekhan e le processioni che si fanno nel mese di giugno, soggiunge che dopo alcune cerimonie e suoni e canti di brahmani «risorge la donna come ispiritata, e corre a collocarsi in un trono, formato nel lato destro del pagode con foglie di piante; da dove, dopo essersi fermata qualche tempo, continuando il suono e il canto, ripiglia il corso e con celerità incredibile ascende una pianta tutta cinta di piante a guisa d’edera, dove appesa solo con li piedi alli rami, va rispondendo a tutto ciò di che la richiedono».