in generale e, in particolare, il foglio di palma, sopra il quale si scrive spesso nell’India, Così la parola papiro che indica una pianta diede origine alla parola papier. Le parole folium in latino, blatt in tedesco, list in russo contengono, ad un tempo, l’idea di foglia e di foglio. Così la parola latina liber che vale scorza venne a significare il libro. E come le foglie lanciate dall’antro dell’antica sibilla contenevano oracoli divini, così ai libri si attribuì un valore sibillino e il libro specialmente di Virgilio, venerato, nel medio evo, come un mago della virga magica, e, a motivo dei versi sulla Vergine, come un profeta, fu consultato specialmente dagli scolari, i quali, aprendo il volume a caso, dal primo verso che loro s’affacciava vollero talora indovinarne la propria sorte. Immaginata così una stretta relazione fra l’idea di foglia e l’idea di foglio, immaginata la foglia come un foglio sopra il quale si può scrivere, poi che si suppose che la foresta, l’albero fosse abitato da un Dio, s’immaginò pure che il nume scrivesse o incidesse, o figurasse in qualche modo i suoi responsi sulle foglie, le quali divennero così quasi conscienti, quasi consapevoli della suprema volontà del nume; quando esse cadevano, quando volavano, portavano seco l’alto e secreto responso del nume. Nella Bhagavadgîta è detto che gli stessi Vedâs sono le foglie del gigante açvattha, la ficus religiosa, l’albero cosmogonico indiano. Al tremito delle foglie delle sue quercie, il Giove Dodoneo dava i suoi famosi responsi. E le foglie delle antiche Sibille sono forse cadute anch’esse da alcuno di quegli