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Pietre, piante, animali. 107

giorno ne prese un tal dispetto che ne gettò i pezzettini al cielo, ove da que’ pezzettini germogliarono le stelle della via lattea.

Dopo la radice, viene il ceppo. Quando il nostro linguaggio dice ancora che il tale o il tal altro nacque d’illustre ceppo, conforma una credenza popolare. Per gli antichi, i primi uomini erano «duro de robore nati»; ma il ceppo è veramente la parte della quercia, o del frassino onde si crede che si levino più spesso i neonati fanciulli. La festa del Natale è pure la festa dell’albero carico d’ogni bel frutto o la festa di Ceppo, in memoria di che, a Natale, in parecchi luoghi d’Italia e di Germania suolsi mettere ad ardere religiosamente il più grosso ceppo. In Valdichiana il ceppo si picchia con le molle dai bambini che hanno gli occhi bendati, per augurio di abbondanza, allo stesso modo con cui in parecchi luoghi di Germania la vigilia di Natale, si picchiano gli alberi fruttiferi, perchè la raccolta dell’anno riesca buona ed abbondante.

Il tronco dell’albero ebbe sempre un significato specialmente fallico, come il bastone, la verga, il monte Mandara che agita l’oceano primigenio indiano e vi produce l’ambrosia, il pramantha vedico che genera il fuoco, lo Skambha vedico che serve di fulcro, di sostegno, di base, di centro motore all’universo.

Le foglie dell’albero, specialmente a motivo della loro particolare mobilità e della musica che suol fare il vento fra le fronde, diedero poi vita a molte idee poetiche che si foggiarono in miti. La parola sanscrita pattra è, ad un tempo, la foglia