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Pietre, piante, animali. |
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pietra o macigno o roccia o monte ed un albero? Se Maometto si muove non si muove già la montagna; la parola adri significa precisamente quello che non si muove: ora questa qualità che conviene al monte che sta fermo, conviene pure all’albero, che non si muove dal proprio posto. Anche la foresta di Birnam starebbe ferma se i nemici di Macbetto non ne levassero ramoscelli per ingannarlo e fargli credere che la foresta stessa ha fatto il miracolo di muoversi. Ma se l’albero sta fermo al suolo, e pel suo tronco rassomiglia al monte immobile, si dilata poi per molti rami e cresce, ond’egli è anzi chiamato vr’iksha, ossia quello che cresce, e come tale, si capisce che abbia potuto paragonarsi alla nuvola che cresce e si dilata ed al vasto cielo. Questa varietà d’immagini che si feconda in una sola parola è potente alimentatrice di miti. Ma il più solenne de’ miti è forse questo che, avendo convertito in grand’albero il cielo, la nuvola ed il monte, da questo grand’albero celeste, da questo kalpavr’iksha fa discendere uomini e Dei. Concepito il cielo nuvoloso come una gran foresta combustibile nella quale il fulmine accende il fuoco generatore, dal quale emerge poi in figura ora d’un eroe, ora d’un Dio il sole lucente, era naturale che anche nelle foreste della terra, in quegli alberi sopra i quali cadono di preferenza i fulmini, dal legno confricato, de’ quali si generavano ogni giorno nell’età vedica ossia patriarcale il fuoco sacro domestico, si supponesse germogliato il primo uomo. L’albero del paradiso celeste è teogonico; l’albero del paradiso terre-