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Pietre, piante, animali. 99

(poichè la scienza è essa stessa un vero mito; noi possiamo avere un certo numero più o men grande di conoscenze esatte, ma il complesso di tali conoscenze non costituisce ad alcuno il possesso della scienza) se la scienza, dico, non ha, dopo tanto scrutare, ancora trovata alcuna risposta precisa, qual meraviglia che la ignoranza de’ primi uomini se ne desse molte, l’una diversa dall’altra? Che la risposta, in tempo in cui non c’erano libri da consultare, nè scuole filosofiche, nè etnologi, nè antropologi, si cercasse sempre, tentando direttamente il gran libro della natura? Che, non essendoci preconcetti scientifici, e ingombro di preoccupazioni civili e religiose, le impressioni ricevute direttamente dalla natura fossero più vive, le tradizioni sulle vicende fisiche della terra più tenaci? E chi ci assicura che quando l’Indiano si figurava al principio di ogni creazione un gran monte cosmogonico, sul quale si manifestarono la prima flora, la prima fauna, con gli Dei sulla vetta, non avessero una coscienza vaga del primo ritrarsi delle acque dalla cima d’un monte? E chi non vede ancora un nuovo monte cosmogonico in quell’Ararat armeno, in quel Nâubandhana indiano, sopra il quale l’arca di Noè, il vascello di Manu vanno a fermarsi, dopo il diluvio, sopra il quale si muoveranno dapprima tutti gli animali chiusi nell’arca da Noè, sopra il quale si feconderanno la prima volta tutte le sementi chiuse nel vascello da Manu? Noè è Manu sono due rigeneratori della stirpe umana, e la leggenda del diluvio non è altro, potete credermi in parola, poichè mi manca qui