già inteso come nella lingua vedica nascesse l’equivoco sopra la voce div, che significò brillare e abbiamo pur veduto come le ninfe danzino, come i gandharvi vedici e i centauri ellenici suonino, come il cielo si riempia di suoni e di canti; abbiamo pur veduto che la luce si muove e si crea al suono della parola. L’acqua che balla e canta delle novelline popolari non è altro se non l’onda luminosa; il moto manda un suono. La luce che si muove, che si distende, diffonde per gli spazî che percorre un’armonia di colori, che appare eloquente; così pure s’immaginarono il sole, la luna, le stelle come divini strumenti musicali, come arpe eolie che il vento fa fremere, come lire celesti. Quando si dice che Orfeo con la sua lira fece muovere pietre, piante, animali; quando si rappresenta Apollo con la lira. Apollo guidator delle nove splendide muse, ci si raffigura il sole stesso come una lira, di cui i raggi d’oro sono le corde. Il Dio che regge il sole tocca quella lira divina e per quell’armonia i raggi solari che insieme giuocano e producono un divino concento, tutta la terra si muove, si ridesta, ripalpita alla vita. Quello che fa il sole nel giorno, lo fanno nella notte la luna e le stelle. Il flauto magico che rinnova il miracolo della lira d’Orfeo e che inspirò il genio del Mozart è ancora un flauto celeste. La luna ed il sole sono quel flauto, quel sonatore di flauto. Quel flauto rivela tutti i segreti, scopre tutti i tradimenti, precisamente come fanno il sole e la luna che rivelano i nascondigli, che rendono tutto manifesto, che fanno muovere ogni cosa. Alcune novelline ci parlano