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delle famose e ridanciane compagnie della Calza e della Cazzuola o avevano cantato sulla fine del quattrocento i canti carnescialeschi di Lorenzo il Magnifico si recarono in via del Proconsolo, e quivi, sotto le finestre di Palazzo Non-Finito, colla massima gravità e compostezza, intuonarono il Miserere. Furono gridati evviva sotto le finestre delle case del Fossombroni e del Corsini. Insomma, i funerali del Ciantelli furono fiorentinamente celebrati.
E perchè la commenda e le quindicimila lire toscane di pensione decretate sul capezzale di morte dell’ex-ministro di Polizia non turbassero la pubblica esultanza, il Granduca, che era stanco di sentirsi chiamare il birro di Modena promulgò il 14 settembre una legge colla quale, definendo meglio le attribuzioni del presidente del Buon Governo, prescrisse il reclamo alla R. Consulta per ogni condanna pronunziata in via economica ed eccedente i quindici giorni di carcere.
Non era una gran cosa; ma la nuova legge fu salutata con trasporti di gioia. Si capiva da tutti che il Ciantelli, dopo quella manifestazione solenne della volontà del principe, non sarebbe più uscito dal sepolcro, ove l’indignazione degli onesti l’aveva precipitato.