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d’incenso all’uomo che i figli d’Apollo, con Vincenzo Monti alla testa, chiamavano il Moderno Giove. Ma dell’amministrazione francese non trovai che poche filze, quasi tutte riguardanti gli affari civili del Comune, o come in quei tempi, con una parola che non ricordava nemmeno per ombra il famoso buratto, si diceva: l’amministrazione delle mairies. All’incontro, se nulla intorno al Foscolo potei racimolare fra quelle carte, potei convincermi che avrei potuto fare ampia raccolta di particolari sulla storia intima o segreta di Firenze quando avessi per poco avuto pazienza di frugare fra le filze della Presidenza del Buon Governo; — un’istituzione sui generis, a base di polizia e con diramazioni nel campo giudiziario ed amministrativo, che poco dopo la partenza del Foscolo dalla Toscana era stata ripristinata insieme al governo granducale.
Così nacque in me l’idea di scrivere una storia di Firenze dal 1814 al 1847; una storia intima, anedottica, ricavata da documenti destinati sin dalla loro origine a rimaner segreti e quindi ricchi di particolari che difficilmente altre fonti avrebbero fornito allo storico. Confesso, inoltre, che l’idea di avere per collaboratrice la Polizia (o l’alta Polizia coll’ampio codazzo dei suoi birri grossi e piccini) non fu l’ultima delle ragioni por tentare e portare a compimento il mio la-