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— E così — l’interrogò il commissario — è vero?...

— Altro che vero, sor commissario — rispose il birro.

— Siamo proprio fritti....

— È una macchina rivoluzionaria, una macchina incendiaria montata nell’officina del dottor Guerrazzi e del sor Pietro Bastogi....

— Le due statue?...

— Per eccellenza anti-politiche, addirittura giacobine.... Se lei vedesse, sor commissario mio!

— Andiamo a vedere.

Che cosa, intanto, era accaduto? Che cosa erano quelle due statue che avevano prodotto sull’animo del Bargello una impressione non minore di quella che vi avrebbe potuto produrre la famosa testa di Medusa, di classica ricordanza?

La vigilia di quel giorno memorabile F. D. Guerrazzi, come lo si chiamava a Livorno, il dottor Guerrazzi e Pietro Bastogi, presa ad imprestito dai baciapile del paese un’aria tra l’ebete e il bigotto, si erano recati da don Gioacchino Pisarelli, curato della chiesa della Madonna, per ordinare un funerale in suffragio di quel povero generale Colletta....

— Se sapesse, reverendo, le sofferenze di quell’anima cristiana!....

— Dio è misericordioso — rispose mellifluamente don Pisarelli, che nella sua beata ignoranza delle cose di questo mondo non sapeva chi fosse l’uomo che in quel tempo i letterati italiani chiamavano con evidente esagerazione il Tacito napoletano; — Dio è misericordioso, e se egli ci fa soffrire quaggiù, gli è perchè noi si possa godere di più le dolcezze del paradiso!

Poi domandò:

— Mi dicano: lor signori hanno il permesso della Polizia?

— Sicuro che ce l’abbiamo — rispose il Guerrazzi e spiegò sotto il naso del reverendo un foglio.

— Quando è così....

— Oh, faremo presto ad intenderci, specie che i quattrini non mancano... A proposito; vorremmo che fosse un