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cetto alquanto eterodosso, per un po’ d’enfasi liberalesca, dovesse proprio cascare il mondo.
Ma la meraviglia di quell’ottimo uomo si trasformò in dolore e questo in isdegno, quando il marchese Paolo seppe che l’illustrissimo signor auditore presidente del Buon Governo, passando sopra ogni riguardo e convenienza, all’insaputa dello stesso signor governatore della città, aveva incaricato un subalterno di quest’ultimo, il commissario Manetti, d’istruire un processo economico (un processo di polizia, senza pubblicità inquisitoriale) contro il dottor Guerrazzi — processo che per via s’era trasformato in una requisitoria contro lo stesso illustrissimo signor governatore, reo agli occhi del Ciantelli d’avere assistito senza protestare, senza fare una scena, alla lettura rivoluzionaria del Guerrazzi.
Allora il marchese Paolo, ricordandosi opportunamente che un gentiluomo, un onesto e leale servitore del principe era qualche cosa di più di un poliziotto nato da non si sa chi e venuto su fra birri e spie, presa la migliore delle sue penne ed intingendola nell’inchiostro, che non era quello di tutti i giorni, scrisse al Ciantelli la lettera confidenziale che riportiamo nei passi più importanti:
„Il mio primo pensiero era stato quello di pormi immediatamente ai piedi di S. A. I. e R. il Granduca con umiliargli una rimostranza onde ottenere la mia dimissione. Il riflesso d’essere poco adattato questo momento per dar la più piccola molestia al sovrano congiunto ai riguardi e alla fiducia che mi sono creduto in debito d’avere per la S. V. Ill.ma mi hanno persuaso di far precedere, ad ogni altra risoluzione il seguente esposto.
„Sono diversi giorni ch’è oggetto di pubblico discorso e d’infinite scandalose induzioni, sebbene il tutto rigorosamente taciuto nei rapporti della superiore e subalterna polizia, un processo fatto dal commissario Manetti per quell’elogio Del Fante, letto nell’accademia Labronica dal dottor Guerrazzi, il quale il dì seguente rimandò sponta neamente la sua patente di socio al seggio accademico..... Ella stessa, che ha avuto una copia di detta orazione,