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na di quelle intemperanze che d’ordinario accompagnano coloro che cambiano casacca e coscienza ad ogni cambiamento di governo, il Puccini, diciamo, arrivato a questo punto della sua relazione, si domandava se fosse il caso di continuare gl’incominciati procedimenti; e sulla considerazione che siffatta via avrebbe aperto l’adito ad un processo clamoroso, ad un processo che avrebbe abbracciato centinaia d’imputati ed immerso nella desolazione un numero considerevole di famiglie, alcune delle quali di distinzione, si era fatta un’altra domanda, cioè, se non fosse il caso, anche in vista che non si trattava che di persone, la cui reità non era provata che in modo assai dubbio per alcuni e per altri in modo veruno, se non fosse il caso, diceva, di troncare il processo e di mettere tutto a dormire. E a siffatta domanda, ove avesse avuto l’assenso di S. A. I. e R. egli, il Puccini, non sarebbe stato alieno di rispondere affermativamente. Un atto di clemenza, un atto di oblìo (soggiungeva egli) avrebbe ridonato la pace a centinaia di famiglie, avrebbe dissipato dalla bella Toscana la nube che in quei giorni ne oscurava il cielo; infine, avrebbe fatto sfolgorare la figura del principe d’una luce di bontà e di giustizia. Nè perciò si sarebbe desistito dalle misure prudenziali; per esempio, la Polizia avrebbe potuto dare a qualcuno il consiglio di viaggiare all’estero, a qualchedun’altro quello di soggiornare in località più tranquilla. A guarire poi radicalmente il paese dal malanno delle sètte, egli proponeva che si provvedesse immediatamente, non con carceri ed esili, ma con buone e chiare leggi informate a temperati sentimenti di progresso. Pensava che una buona legge sull’istruzione pubblica avrebbe tolto il male sin dalle radici.

    vere la Storia Civile della Toscana dal 1737 al 1821, ebbe questa ad interrompere in vista delle delicate e gelose quistioni ch’esso avrebbe dovuto risolvere. Per lo interrotto lavoro, lo Zobi si ebbe seicento scudi. Mutati poi i tempi, lo Zobi continuò e stampò la sua storia portandola fino al 1848, ed arricchendola di preziosi documenti. Ma, come era da prevedersi, se qualche archivio gli venne aperto, quello segreto del Buon Governo restò a lui chiuso.