duciarii, ed erano pagate direttamente dagli ispettori, dai bargelli, dai commissari, dallo stesso presidente del Buon Governo senza ritirare quietanza, meno in casi assai rari, e per spie non stipendiate a mese, e per le quali il prezzo della delazione assumeva nome di sussidio. Questo, alla sua volta, pigliava altra veste, e trattandosi di darlo a persone portanti un bel nome in società, si trasformava in largizione sovrana. Laonde il principe, ricompensando ignobili servizi prestati da uomini di lettere, diventava Mecenate, se non addirittura Cesare Ottaviano Augusto; e in questo caso, Orazio o Virgilio erano, si capisce, qualche cosa fra Giuda e il delatore. Nel 1826, un alto funzionario dello Stato soffiò all’orecchio di Aurelio Puccini che ad un uomo di lettere, un collaboratore dell’Antologia, di tendenze liberali, erano stati in quei giorni confidati in deposito i manoscritti del matematico Ferroni. Questi, nei rivolgimenti del 1799, era stato un giacobino non meno ardente dello stesso Puccini; ma al contrario del presidente del Buon Governo, cambiati i tempi, non cambiò con questi opinione, nè coscienza; e ritiratosi a vita solitaria, occupò gli ozî forzati nello stendere le memorie della propria vita: memorie in cui si credeva fossero trattati assai duramente parecchi uomini di Stato toscani, specie il Fossombroni, allora primo ministro, e il Frullani, ministro delle finanze. Il Puccini, che non si sentiva la coscienza pulita, appunto per quel certo suo voltafaccia, ne scrisse subito al Corsini, ministro dell’interno, per vedere se fosse il caso di comprare in tutta segretezza quelle memorie, anche perchè correva la voce che il possessore delle stesse, per mezzo di persona amica, cercasse in quei giorni di procurarne la stampa all’estero. „— Si teme, scriveva il Puccini, che siano pubblicate fuori d’Italia, perchè il Ferroni era un uomo vano e la sua fama di eloquenza attica non era che maldicenza, condita di motti spiritosi e di molte bugie1.„ — Al Corsini, al quale non po-
- ↑ Intorno all’eloquenza e al giacobinismo del Ferroni si veda il nostro studio: Firenze ai tempi di Ugo Foscolo nell’opera: Epistolario di Ugo Foscolo e Quirino Mocenni-Magiotti. Firenze, Adriano Salani, 1888.