Pagina:Misteri di polizia - Niceforo, 1890.djvu/369

356

tesse appartenere ad una società segreta. La stessa Polizia al poeta Berchet che domandava di venire a Firenze a visitare il suo amico, il conte Provana di Collegno, allora infermo, non accordava che temporaneamente il permesso di soggiornare nella capitale, benchè il celebre poeta fosse già stato ammesso, con passaporto svizzero, a dimorare negli Stati di S. M. il re di Sardegna. Contro il D’Azeglio, il decreto di sfratto fu mantenuto severamente, nonostante che la parte che in quei giorni il patrizio piemontese rappresentava in Italia non avesse nulla di pernicioso e di rivoluzionario, ma tendesse a ristabilire l’armonia fra popoli e principi1.

Siffatte misure, in quell’ambiente omai saturo di spirito di novità, erano tante stonature. La Polizia, già, ci stava a disagio. Capiva che il suo regno era finito; pur s’ostinava a considerare gli uomini e le cose dal vecchio punto di vista. Così, venuto a Firenze Riccardo Cobden, benchè fosse avvicinato da ministri, fu sorvegliato e spiato come una testa calda, come un soggetto pericoloso. Lo stesso capo della Polizia, il Bologna, benchè avesse dovuto capire che i tempi erano mutati e che il principe di Metternich in quei giorni era divenuto un mito, dinanzi a quella marea rivoluzionaria, che montava d’ora in ora, ricorreva ai soliti vecchi espedienti, ai soliti vecchi mezzi, agli ammonimenti e agli arresti, quasi che quel moto potesse arrestarsi con un sermoncino o con qualche mese di confino o di detenzione; ed essendogli stato riferito che la gioventù universitaria di Pisa acclamava all’Italia ed a Pio IX, scriveva all’auditore di Governo di quella città sotto il dì 26 giugno 1847: „Fra gli

  1. Il Commissario di San Marco al Bologna: „Livorno, 27 febbraio 1847. Col pacchetto a vapore sardo il Lombardo è qui arrivato il cav. Massimo d’Azeglio proveniente da Genova e diretto a Civitavecchia e Roma. Egli prosegue oggi il suo viaggio... Si trattiene a bordo rispettando gli ordini che sapeva veglianti, astenendosi dall’immischiarsi agli altri passeggieri... Ma bensì faceva calde preghiere onde per qualche ora gli fosse permesso di scendere a terra perchè travagliato dal mal di mare e sentiva il bisogno di riposarsi in qualche albergo. Essendomi io stesso avvicinato a lui, mi sono accertato che si trovava assai abbattuto nel fisico e dimostra assoluta necessità di fermarsi per poco in terra, promettendo che non avrebbe cercato d’alcuno e che niuno sarebbesi curato di vedere. Presi gli ordini superiori, feci disbarcare il D’Azeglio....„