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non procurandosi altra distrazione da quella in fuori della lettura, che faceva a voce alta. Poi essa sparve da Firenze; ma da Parigi, ove aveva fatto ritorno, intavolò col Capponi una corrispondenza epistolare, che destò i sospetti del Governo; il quale, dati gli ordini al famoso Gabinetto Nero, questo, come aveva fatto per le lettere del Salvagnoli, del Poggi, del Mazzini, della Bellerio e di tanti altri più meno in fama di liberali e di cospiratori, aprì le lettere che l’Allart scriveva al suo nobile amico, prendendone copia pel dipartimento della Polizia. Il carteggio, in verità, era assai innocente: qualche lettera conteneva delle lunghe dissertazioni di storia longobarda dove la signora dissentiva dal Capponi; in una soltanto faceva capolino la politica. In essa l’Allart scriveva: „Venite a Parigi; monsieur Thiers non potrebbe far nulla per l’Italia senza di voi.„ Come sarà facile ad immaginare, il primo a ridere della ingenuità della signora in materia politica, sarà stato lo stesso Capponi1.
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Ma i sospetti dell’alta Polizia (come si chiamava quella che esercitavano direttamente i ministri e il Granduca) non ebbero che una breve durata; non formarono, anzi, che una breve parentesi in quella benevola attitudine in cui il Governo lorenese si mantenne sempre di fronte al Capponi, benchè questi, non di rado, andasse a scegliere i suoi amici nel mondo sotterraneo dei cospiratori. E di questa benevola attitudine del Governo di Leopoldo II, verso colui che non solo i rivoluzionari di tutta Italia, ma anche la bassa Polizia, consideravano come il patriarca del partito liberale to-
- ↑ Abbiamo saputo dallo stesso cav. Carraresi, l’editore dell’Epistolario del Capponi, che il figlio della signora Allart, benchè ripetutamente pregato, si rifiutò sempre a mandar copia delle lettere spedite dal marchese alla madre.