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si fosse riconciliato colla Corte, accettando insieme al marchese Cosimo Ridolfi un invito a Pitti: e, cosa curiosa, la riconciliazione si ricordava precisamente nei giorni in cui il Capponi si mostrava assiduo frequentatore di casa Bellerio; lo che non era un mistero per la Presidenza del Buon Governo.

Come si vede, un po’ più di luce su questo punto della vita del Capponi non giungerebbe perfettamente inutile.

Non sempre però la Polizia fece orecchio da mercante a quanto i suoi confidenti le andavano susurrando sul conto del Capponi. Nel 1837 si stabilì a Firenze Ortensia Allart, scrittrice francese, che un rapporto dell’Ispettore del 14 settembre 1840 chiama „donna di bell’aspetto e di tratto il più civile.„ Andò ad abitare in un quartiere di via della Scala, e la sua casa fu subito frequentata dagli uomini più colti che fossero allora in Firenze, mostrandosi più di tutti assidui presso la signora straniera il Niccolini (l’autore di Antonio Foscarini), Domenico Valeriani, accademico della Crusca, e il Capponi. Quest’ultimo, anzi, più di qualsiasi altro seppe cattivarsi la amicizia e la simpatia della Allart, la quale essendo belloccia, piena di spirito e piuttosto spregiudicata in fatto di costumi, faceva scrivere allo stesso Ispettore ch’era una donna assai proclive alle avventure galanti con una certa inclinazione alla gloria letteraria. Si diceva maritata, ma nessuno credeva al suo matrimonio, anche perchè il marito non fu visto, nè mai scrisse. All’incontro si scoprì che in una campagna di Scarperia, un certo bambino interessava assai l’Allart, che di quando in quando l’andava a trovare, vivendo spesso dei giorni presso la famiglia a cui il marmocchio era stato affidato, e facendo rimanere in contemplazione sbalorditoia i contadini dei dintorni che non sapevano rendersi ragione come una signora giovine, bella, elegante, potesse vivere laggiù, quasi nascosta,