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l’invito che recava, suscitarono fra i commensali di Porta Rossa, benchè non riscaldati dallo Sciampagna bevuto, come si è visto, con ammirabile parsimonia, dei commenti gli uni più vivaci degli altri. La partenza del D’Azeglio dalla sala del convito per recarsi al palazzo della Polizia, mise il colmo alle dicerie. L’indomani quell’incidente prese tutte le proporzioni d’un avvenimento; e il marchese Carega, ministro sardo, ne parlò, fra l’agro e il dolce, al Paüer, il quale, della mancanza di tatto mostrata dalla Polizia in quella circostanza, se ne lamentò col Bologna, che non seppe rispondere altro se non con una nota discretamente evasiva, ch’egli stesso compendiò di tutto suo pugno in calce al biglietto del D’Azeglio al François:

„Al presente biglietto fu subito replicato che il sig. François avrebbe potuto ricevere il sig. D’Azeglio dalle 8 alle 9 ore, essendosi calcolato che a quest’ultima ora avrebbe potuto essere terminato il pranzo ordinato per le sei; e difatti il sig. D’Azeglio venne alla Presidenza alle ore 9, suonate di qualche minuto, di buonissimo umore, tenendo decentissimo contegno e ricevendo in buona parte la fattagli comunicazione (quella di non entrare a Pisa) sino al punto di asserirla conforme ai suoi desideri e di ringraziare per essergli stata fatta, protestando d’essere alienissimo da qualsivoglia vistosa dimostrazione e d’aver tutto l’interesse di non compromettere sè ed altri, e di non disgustare il Governo d’un paese nel quale ha molto dimorato fino dalla sua più fresca età, e dove nutre la speranza che in altro tempo gli sia concesso di ritornare.„

Ecco una prosa che scritta da un uomo che pochi giorni prima aveva chiamato sfacciato il D’Azeglio, può chiamarsi piena di garbo! Il Bologna non era per nulla gesuita!

Nonostante le precauzioni prese dalla Polizia, la dimostrazione decretata dalla gioventù universitaria di Pisa eb-