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d’Azeglio, piemontese, cognito scrittore di romanzi, giunse in Firenze, il 19 gennaio p. p. e prese alloggio alla locanda di Porta Rossa, ove trovasi tuttora. Dicesi che avesse incominciato a scrivere in Pisa l’opuscolo: Degli Ultimi ecc. e che qui l’abbia terminato, regalandolo poi ad una società di distinti romagnoli e nostri liberali da esso avvicinati onde fosse stampato e venduto come esso proponevasi, a vantaggio di alquanti profughi pontifici che tuttavia si celano in questa città: dicesi altresì che la stampa dell’opuscolo medesimo avesse luogo per opera del sig. Le-Monnier, il quale ne abbia fatto smercio a diversi librai che l’hanno in principio venduto riservatamente a 3 paoli e 20 crazie la copia; ma è certo che adesso nessuno di detti librai ne ritiene, sopratutto il Le-Monnier, che intimorito per l’arresto e la perquisizione fatta ad un suo dipendente, negava di somministrarne altre. In proposito di detto Azeglio è da avvertirsi avere egli frequentato più d’ogni altro il marchese Gino Capponi e la sua società, della quale fan parte l’avv. Salvagnoli e il prof. Niccolini col conte Orsini, genero d’Orloff, col marchese Martellini, col priore Ricasoli ed altri nobili presso i quali è intervenuto spesso a pranzo. E che anche in casa del marchese Zappi, ove hanno luogo riunioni di romagnoli distinti, è intervenuto.
„Si dice ch’egli sia bene affetto al re di Torino (sic) come il marchese (sic) Balbo al quale ha dedicato l’opuscolo che sopra; e si vuole che lo stesso Re sia disposto a favorire le mire dei rivoluzionari italiani essendo già stata coniata una medaglia con la di lui effigie da una parte e dall’altra l’emblema della Costituzione: voce che va ora aumentandosi fino al punto di asserire che si organizza in Piemonte un’armata di 100,000 uomini comandata da generali che si son dichiarati per la causa italiana, fra i quali alcuni esseri bene accolti dal Re, il quale va vociferandosi che presto sarà proclamato Re costituzionale d’Italia. Vien pure detto che il conte (sic) D’Azeglio ha lasciato a Pisa la moglie, la quale viene corteggiata dai più caldi partigiani del liberalismo, specialmente dal noto poeta satirico avv. G. Giusti.„