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La pubblicazione del libro fu un avvenimento. Erano i tempi in cui gl’italiani non potendo fare le barricate combattevano le campagne della libertà a furia di libri, d’opuscoli, d’inni, di sonetti, di programmi. La letteratura, che da classica s’era trasformata in romantica, in quei giorni divenne rivoluzionaria. Il 13 marzo 1846, il presidente del Buon Governo, diramava alle autorità politiche la seguente circolare:
„Costando che va circolando un libercolo in istampa di piccolo formato di N. 126 pagine intitolato: Degli Ultimi Casi di Romagna, di Massimo d’Azeglio — Italia, gennaio 1846, del quale interessa impedire la diffusione perchè diretto contro i governi d’Italia, di ciò rendo inteso la S. V. Ill.ma, perchè ecc.„
Il D’Azeglio era già a Firenze sin dal 19 gennaio, come si scorge dal seguente appunto dell’ufficio dei forestieri. „15 marzo 1846: Il cav. Massimo d’Azeglio di Torino, è munito d’un passaporto, senza connotati, come viene rilasciato alle persone di distinzione, accordato a Torino dal Governo li 8 novembre 1845, buono per diversi Stati d’Italia. Dopo essere stato qualche giorno a Milano, ritornava in patria, da dove partì il 6 gennaio 1846, ed arrivò in Firenze il 19 detto mese. Domandò ed ottenne la carta per due mesi lì 26 gennaio, carta che va a scadere il 26 marzo corrente.„
La presenza del D’Azeglio a Firenze era una sfida al Governo toscano. Questo, forse, avrebbe chiuso gli occhi, se l’opuscolo fosse venuto fuori senza nome d’autore; ma dal momento che il D’Azeglio s’era voluto far conoscere, che avrebbero detto i governi d’Italia, e quello di Vienna in particolare, se i ministri toscani non avessero preso una misura energica contro la stessa persona del D’Azeglio? Per lo meno, il gesuitante Paüer e il non meno gesuitante Bologna si sarebbero ritenuti complici dello scrittore piemontese!
Peraltro, i ministri del Granduca, in quei giorni, s’erano posti allegramente per la via della reazione. Credevano semplicemente che si fosse all’indomani della restaurazione del 1814, e non alla vigilia d’una rivoluzione: e come tutti