L’anima nostra sciogli dal tiranno,
Vicario di Cristo, o Re de’ Re!
I due guatârsi; e un orrido
Ghigno formando, ritornare al soglio;
L’un trasse il ferro, in sull’altar fra i calici
Lo pose, e disse: — La Polonia io voglio!
Pietà! D’Italia tu sitisti il sangue,
Fatta serva all’estraneo e all’infedel,
Almen concedi a chi sorvive e langue
La libertà che tu confini in ciel.
I due guatârsi, e trepido
Il vescovo la mitra si coperse;
Poi trasse un libro, in sull’altar tra i calici
Ruppe i sigilli, e il gran volume aperse.
— Giura, qui sul Vangelo, innanzi a Dio,
A me l’Italia! il vescovo gridò.
— Prete, io non giuro che sul brando mio!
E la mano sul brando egli posò.
Tu la giustizia, i popoli tu vendi;
Tu vendi, o traditor, Cristo e la fè.
Nato è il futuro, nella polve scendi;
Dei popoli e di Dio l’ira è su te!
Allora imperatore e papa esclamano:
— Di libertate ai popoli
Scuola eterna è il vangelo, e a noi contrasta;
Pera di fuoco! Sia vangelo agli uomini
La nostra legge, il nostro cenno, e basta.
Cristo, gridando allor Morto è il perdono!
La stanca testa in sul petto inchinò;
E il crocifisso con orrendo suono
Cadde dal sacro legno e si spezzò.