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non trattarsi di prevenuti da giudicarsi da tribunali ordinari, ma da commissioni militari straordinarie?
Disgraziatamente, i nuovi ministri, insieme all’eredità del Fossombroni e del Corsini, non ne avevano raccolto nè la dignità del carattere, nè lo spirito d’indipendenza. In quei giorni medesimi, quasi vi vedessero una sanguinosa satira verso di loro, avevano vietato che alcuni amici del defunto don Neri Corsini, alla testa dei quali era il marchese Cosimo Ridolfi, mettessero in giro una medaglia da loro fatta coniare, in onore dell’ultimo Segretario di Stato perchè portava l’iscrizione: A don Neri Corsini — che insieme al decoro del Principe — Tutelò sempre quello della Patria. E sanguinosa satira alla loro codardia doveva parere quell’iscrizione al Paüer e all’Humbourg, se al potere non avevano portato altre virtù se non quelle di cortigiani compiacenti e striscianti. Difatti, non scossi dalla pubblica opinione che contro la consegna del Renzi s’era pronunziata arditamente, e sotto mille forme; non scossi dall’avversione che contro quella stolta misura non sapevano nascondere parecchi antichi e devoti servitori del principe, i quali ricordavano certe fiere risposte del Fossombroni e del Corsini, i ministri proposero al Granduca che il Renzi fosse consegnato. Leopoldo, ch’ebbe carattere sempre fiacco, dapprima tentennò; la sua coscienza, ch’era quella d’uomo onesto, si rivoltava dinanzi a quella misura che avrebbe condotto il Renzi dinanzi un picchetto d’esecuzione, o sulla scala d’una forca. Ma i principi deboli hanno questo di comune coi principi crudeli: che i primi per fiacchezza, i secondi per ferocia d’animo, acconsentono alle proposte violente. E di questa fiacchezza approfittarono i ministri a cui s’unì il Bologna, al quale i suoi quasi tre lustri di governo delle cose di polizia, davano un certo prestigio. Dipinsero codesti tristi al principe come miserrime le condizioni politiche dell’Italia, e di quelle della Toscana in particolare, e come occorressero provvedimenti energici perchè la marea rivoluzionaria non sommergesse il trono e l’altare, non senza insinuare come causa delle peggiorate condizioni fosse la politica fiacca e tollerante dei vecchi ministri. Ma i dubbi