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del Bonaparte negli Stati di S. A. I. e R. ed ove pure riuscisse ad eluderle, si proceda ad assicurarsi della sua persona in qualunque punto venisse a reperirsi.„

Qui, appena occorre dirlo, le informazioni del Governo peccavano di esagerazione, anzi quella partenza da Genova del principe Luigi Napoleone, era semplicemente un’invenzione.

La qualcosa prova come anche i così detti agenti segreti vendano spesso, ai governi che li pagano profumatamente, delle carote, come se fossero dei giornalisti a corto di notizie.

Nè allo stesso Bologna sfuggì la inesattezza dell’avviso segreto ricevuto dal ministro degli esteri, tanto che di proprio pugno scrisse a tergo della nota dell’Humbourg:

„Io non posso crederci ancora. Per ora la prudenza vuole che si torni a scrivere oggi stesso a Livorno.„

E fu scritto nuovamente a Livorno, ma nè qui nè altrove la Polizia toscana ebbe agio di dar prova della sua oculatezza.

Alla quale S. E. Bologna non credeva che sino a un certo punto, non ignorando come proverbiale ne fosse l’indolenza. Difatti, qualche mese prima che l’Humbourg gli avesse segnalata la pretesa partenza del principe Luigi Napoleone da Genova, volendo provvedere con qualche misura efficace alla pubblica sicurezza di Livorno, ove le sètte minacciavano di sostituirsi al Governo, scrisse al Governatore della città perchè lo informasse esattamente dello stato dell’animo degli abitanti.

Ed avendo il Corsini risposto come nulla ci fosse da temere, il Bologna in data del 2 gennaio 1847, gli scrisse:

„Mi permetto di non dividere il suo giudizio sullo stato delle cose di codesta città, perchè io continuo a credere che Livorno sia un antro di rivoluzione... In ogni modo,