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che il principe Luigi Napoleone Bonaparte, già evaso dal forte di Ham, aiutato nel delittuoso pensiero dalle sètte segrete della Corsica, mediti d’effettuare uno sbarco su qualche punto della costa toscana e si giunge perfino a dire in Livorno, affine d’internarsi poi nel continente e sovvertire l’attuale ordine di cose.
„Due emissari delle sètte predette l’avrebbero preceduto in Livorno e sarebbero questi un avvocato Giacobbi e un certo Cristini.
„Mentre oggi stesso va ad essere di tutto informato il marchese di Lajatico don Neri Corsini junior, Governatore di Livorno, rimettendogli di nuovo i connotati del principe Luigi, io debbo per superiore comando invitare V. E. a rinnovare gli ordini più premurosi perchè resti impedito al Bonaparte l’ingresso in Toscana.„
Le informazioni del Governo granducale non erano inesatte. Difatti, esaminati a Livorno i registri dei forestieri, si apprese come in que’ giorni fossero arrivati in quella città, provenienti dalla Corsica, l’avvocato Giacobbi e il Cristini.
Interrogati costoro sullo scopo del loro viaggio, risposero che per affari si recavano a Bologna. Il Giacobbi aggiunse che conosceva il principe Luigi Napoleone, ma che nulla sapeva di congiure, di sbarchi, ecc. ecc.
Lasciati in libertà, proseguirono difatti il loro viaggio per Bologna.
Intanto continuavano a fioccare le denunzie. L’Humbourg, l’8 maggio 1847, ritornava a scrivere al Bologna:
„In aumento alle comunicazioni già date a V. E. sono adesso incaricato di prevenirla che, a seconda di notizie pervenute a questo Ministero da buon canale, il principe Luigi Napoleone Bonaparte sarebbe, da due o tre giorni, partito da Genova col progetto già annunziato di sbarcare su qualche punto della costa Toscana, ed internarsi poi nel Granducato, ove le è noto con quali disegni abbia in animo d’introdursi.
„Questo annunzio esige che si raddoppi di vigilanza dalle autorità che da Lei dipendono per impedire l’ingresso