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E quando videsi
In terra e in mare
Scegliere gli asini
Per consigliare?
Tolti dal numero
Dei.... (?)
E degli ipocriti
San Firenzini;
Levàti in auge
Non si sa come,
Non hanno italico
Nemmeno il nome.
Son piante esotiche
Dell’Alemagna,
Che in seno nutrono
Qualche magagna;
E all’uopo stillano
Dal sozzo seno
Un sottilissimo
Novo veleno.
Humbourg e Paüer,
Poldin secondo,
È il più ridicolo
Terno del mondo.
A questo triplice,
Strano cibreo,
Di fresco aggiungesi
Altro babbeo1,
Che coll’appoggio
Dell’indulgenza
Scroccato ha il titolo
Dell’Eccellenza.
Ei sempre immagina
Opere pie,
Tien sempre a latere
E birri e spie.
Fra i libri ascetici
E le pandette
Sogna l’ergastolo
E le manette.
Se sorge un nuvolo,
Una bufera,
Ei t’apre l’adito
Della galera.
Per quest’ipocrita
Non v’ha divario:
È tanto un vescovo
Che un commissario.
Oh lasci subito
Il suol toscano,
Gregorio attendelo
Nel Vaticano.
Là, dondolandosi
Fra il bene e il male,
Avrà la porpora
Di Cardinale.
In questo secolo,
A questa luna,
Un figlio adultero
Suol far fortuna.
Nato di copula
D’uno scettrato,
Da un sozzo talamo
Vituperato,
Nutristi l’anima
All’estorsione,
Rubasti ai sudditi
Per il padrone2.
Quand’eri in capite
Dei Gabellieri,
Fosti il cannibale
Dei Finanzieri.
Le triste massime
Son pubblicate,
Né posson essere
Dimenticate:
„Si paghi Cesare,
Ma non col mio,
Qui regna Cesare
Non regna Iddio.„