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mento trar motivo per attaccare qualche importanza al viaggio stesso.„
Il Bologna mandò copia del rapporto del Vicario Regio di Pescia sul Satirico, come egli chiamava il Giusti, al Corsini; ma nè questi, nè la Presidenza del Buon Governo fecero un sol passo per investigare la condotta del poeta a Roma e a Napoli. Il Corsini e il Bologna erano sicuri che il Giusti, per quanto la sua musa fosse rivoluzionaria, non avrebbe mai alzato la punta di un dito per scuotere, sul terreno delle congiure e delle rivoluzioni, l’edificio che egli minava coi versi.
E da siffatta filosofica noncuranza verso la persona di colui che passava per uno dei santi padri del movimento liberale di quel tempo, neppure si ricredettero, quando in quell’anno stesso comparvero stampate le poesie di lui. Ministri e poliziotti diedero la caccia al libro, ma non si occuparono nè poco nè punto dello scrittore.
Difatti, dalla Presidenza del Buon Governo, il 31 agosto 1844, si diramava alle autorità toscane la seguente circolare riservata:
„Essendo stati riconosciuti come d’indole perniciosa e sovversiva, i tre opuscoli intitolati: Scritti Inediti d’Ugo Foscolo, stampati a Lugano nel 1844; Alice, ossia Bologna nel 1833, racconto di Ifigenia Zauli-Sajani colla data Italia 1844, ma stampato a Corfù, e Poesie Italiane tratte da una stampa a penna colla data Italia 1844, (in cui trovansi raccolte quelle che attribuisconsi all’avv. Giusti, ma contro delle quali si è già protestato rifiutandole per sue), l’I. e R. Segreteria di Stato, con dispaccio del 22 cadente mese, ha disposto che le autorità politiche facciano sentire a tutti i librai, che resta proibito loro di vendere tali libri ecc. ecc.„
E il Giusti, anche questa volta, quantunque le sue poesie girassero stampate, e da tutti i liberali gli si decretasse il titolo di Giovenale toscano, per quel suo benedetto amore del quieto vivere, si metteva in regola colla Polizia rinnegando ciò ch’era ossa delle sue ossa, carne della sua carne; e il Governatore di Livorno, il 26 agosto, cioè set-