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bevuti delle massime del moderno liberalismo e specialmente con codesto signor Gino Capponi, che, come si pretende, ha testè mostrato spiccate tendenze antipolitiche, non ponno lasciare tranquilla l’Autorità sul conto del Tommasèo, il quale malgrado la riserva impostasi nelle sue relazioni, serba però costantemente nell’animo principî contrari all’attuale ordine di cose, e tenta innestarli nelle sue opere, così si resterebbe grati a codesto onorevole Dicastero se facesse eseguire una rigorosa vigilanza sul detto Tommasèo.„

L’11 luglio il nostro scrittore arrivò a Firenze e non fece un passo, da quel giorno in poi, che non fosse seguito da qualche confidente di Palazzo Nonfinito. Però, anche questa volta la Polizia non potè nulla scoprire. Un rapporto del 1 settembre 1846 riferisce che il Tommasèo faceva vita ritirata e studiosa. Non vedeva che il Vieusseux, il Capponi, il Capei, il Niccolini, l’abate Pedani e qualchedun’altro; ed aggiungeva: „Dacchè il Governo Austriaco l’ha perdonato, assicurasi essersi egli ricreduto delle sue prime aberrazioni politiche, poichè in fatto di moralità sia rigidissimo.„

E in un rapporto del 16 dello stesso mese si legge: „Qui il Tommasèo si occupa dell’Archivio Storico Italiano; esso cibasi di magro il venerdì e il sabato, ond’è riputato ortodosso, e da alcuni liberali quale emissario famoso, e come tale lo escludono dal loro consorzio. Ai giorni passati, mentre egli trovavasi nella Tipografia Galileiana, il noto Montucchielli, ivi impiegato, si espresse con diversi di quei manifattori loro indicandolo: — „Quegli era una volta un leale Italiano, ora ostenta bigottismo. Vigliacco!„ —

Ma, come si sa, il bigottismo non impedì al Tommasèo, due anni dopo, di mostrarsi italiano.