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l’animo come i più occulti pensieri dei suoi amministrati. Fuggiva, per altro, la luce; non ammetteva nè discussione d’atti governativi, nè pubblicità di processure; l’arbitrio, e nei governi come il toscano meno intemperanti, l’arbitrio prudenziale del capo dello Stato e dei suoi ministri, era il solo codice che si osservasse. E l’arbitrio, magari prudenziale, non poteva andare a braccetto che colla spia.

Questa era dunque un’istituzione. S’ingannerebbe però a partito colui che credesse che la spia destasse in tutti gli ordini dei cittadini l’odio e il disprezzo che trapelano dalle note poesie del Prati e del Giusti. Era un essere immondo, fra il birro e il boia, pei così detti malintenzionati, pei liberali, tutta gente immorale, degna se non sempre del capestro, sempre certamente della galera; ma per gli uomini benpensanti, per coloro che per convinzione o per interesse si schieravano fra i sostenitori del trono e dell’altare, gente questa, anche quando sforacchiava il codice penale, sempre di condotta irreprensibile, specchio d’ogni virtù morale e politica, la spia, come, il birro o il boia, era un fattore indispensabile, e financo degno di rispetto, dell’ordine di cose allora esistente. Nè si creda che le spie fossero scelte esclusivamente fra le persone d’infimo ceto. Oibò! Quest’ultime, certamente, non mangiavano a ufo il triste pane della delazione; ma i loro servigî, se nei casi di polizia ordinaria potevano essere utili, in quelli d’alta polizia non potevano avere che un’importanza assai limitata, per non dire addirittura nulla. Le spie si reclutavano quindi anche fra le classi elevate della società, ove invece di tre o quattro scudi al mese che riceveva la spia volgare, in compenso della sua opera d’infamia, un illustrissimo signor marchese o un non meno illustrissimo signor conte, o un veneratissimo monsignore in calze paonazze, per una notizia mormorata a tempo all’orecchio di S. E. il ministro o di S. A. I. e R. il granduca riceveva la commenda di Santo Stefano, o la chiave di ciambellano, o una pingue prebenda.

Di queste spie altamente locate le carte dell’archivio segreto della Presidenza del Buon Governo conservano più d’un ricordo. Ma noi che non facciamo opera d’indiscrezione, noi che