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illustrandola di note più velenose ancora, quando il Tommasèo che s’era allora fissato a Parigi, entrò nella lotta e scaraventò addosso ai redattori della Voce un articolo in cui col suo stile epigrammatico e tagliente li bollava per calunniatori e nemici dei vivi e dei morti. Il Vieusseux avrebbe voluto che quella scrittura fosse ristampata in Toscana; ma il Corsini, pur riconoscendo la legittimità della sua condotta, ne lo dissuase, prevedendo per sè, pel Fossombroni e pel Granduca altre ingiurie del giornale modenese; e perchè questo non pigliasse occasione di tutto per rinfocolare la lite, proibì che fosse licenziato per le stampe un cenno necrologico del Montani, scritto dal Lambruschini, benchè riconoscesse d’essere informato a sensi cristianissimi.

Tutto ciò rendeva sempre più sospetto il Gabinetto agli occhi della Polizia. L’Ispettore di Firenze, il 24 marzo 1834, scriveva: „Il noto Gabinetto Letterario di Gian Pietro Vieusseux, si presenta sempre assai pericoloso e si designa per quello che offre sicuro asilo a questi primari settari della dominante. Si vuole che presso quel Direttore vadano essi tenendo ogni tanto delle conventicole, e che le precauzioni prese e le tenebre, nelle quali si avvolgono, sieno tali da rendere disgraziatamente inutile ed infruttuoso qualunque tentativo, anche ardito, che si potesse fare dalla Polizia, onde scoprire e sorprenderli in mezzo ai loro intrighi ed iniqui maneggi.„ Linguaggio stupido, chè, se anche il signor Ispettore fosse piombato in mezzo alla congrega, non avrebbe trovato che gente di lettere, occupata, non a cospirare, ma a rendere meno fitte nel paese quelle tenebre, che la Polizia avrebbe voluto che fossero più dense. Peraltro, il Corsini, ch’era una persona che ragionava, non ordinò mai una perquisizione nel Gabinetto del Vieusseux, per quanto i rapporti dei suoi bracchi spingessero il Ministro a quell’atto assai sconcio come altrettanto inutile.

Ma quanto i Ministri si mostravano tolleranti, altrettanto intollerante si mostrava la bassa Polizia verso quel geniale ritrovo di letterati e di dotti. Il Commissario di Santa Croce, il 13 maggio 1837 scriveva al Buon Governo: „G. P. Vieusseux è un liberale feroce, astuto ed intraprendente. Costui solo