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do il divieto del Buon Governo. Esso fu solenne, imponente. Fra coloro che vi presero parte, la Polizia notò il marchese Gino Capponi, gli abati Lambruschini, Ciampi e Becchi, G. B. Niccolini, il Vieusseux ec. ec. Non potendo rilevare altro, la Polizia denunziò come un atto sedizioso, che gli amici del defunto avessero preso il feretro sulle loro spalle, togliendolo da quelle degli incappati. Quando poi il mesto corteggio giunse nel chiostro di Santa Croce, la bara venne deposta a terra, ed intorno ad essa, fatto cerchio gli amici, l’abate Lambruschini, con parola commossa, ricordò le virtù dell’estinto. La Polizia, al solito, riferì che il discorso del pio sacerdote era improntato al più grossolano materialismo, sostenendo che fra le altre cose il Lambruschini avesse detto: — Colla morte il nostro amico ha tutto perduto. All’incontro, l’oratore aveva cristianamente detto: Ah, no; il nostro amico non è morto tutto! La miglior parte di lui vive in Dio! Ma per la Polizia, quel riferire a rovescio, e spacciare gli spiritualisti e credenti in Dio per materialisti ed atei, era arte sopraffina di Governo.

„Calunniate, calunniate, qualche cosa resterà„ aveva detto un giorno un cardinale famoso; e la Polizia sapeva che se sopra dieci calunnie, nove non trovavano fede o erano smentite, una per lo meno attecchiva. E difatti, di quell’accompagnamento funebre fu menato scalpore nel partito reazionario, e la Voce della Verità, che apriva le sue colonne a tutte le più insensate e sciocche calunnie che i sanfedisti di qua e di là dell’Appennino foggiavano a carico dei liberali toscani, e del Fossombroni e del Corsini che non avevano il coraggio d’estirpare dal Granducato con della buona canape, per lo meno, coll’ ergastolo, la mala pianta del liberalismo, accolse anche quella, e stampò un articolo trasudante da ogni sua frase, da ogni sua parola, fiele e rancore contro il Vieusseux e i suoi amici, e quel che era peggio, contro il povero Montani, il quale dal suo sepolcro non poteva nemmeno aver la consolazione di poter rispondere con un disdegnoso scrollar di spalle a quell’oscena gazzarra. Al velenoso articolo il Vieusseux rispose con una lettera diretta al giornale modenese, il quale la stampò, ma