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za del Duomo e di via dei Martelli) la notizia della decapitazione del re di Spagna, aggiungendo che gli astanti, tutti liberali, malgrado che qualcuno sospettasse dell’autenticità, di quella notizia, se ne rallegrarono. Il 26 agosto riferiva che, sempre nello stesso Caffè, circolava con una certa insistenza la voce di una rivoluzione a Napoli e di un’altra in Prussia „e il marchese Capponi ne parlò a lungo con entusiasmo.„ Il 4 gennaio 1823 si scriveva che in quel Caffè si tenne discorso della rappresentazione del Bruto I, dell’Alfieri, che la sera innanzi aveva avuto luogo al Teatro degl’Intrepidi notandosi che si commentavano vivamente gli applausi coi quali il pubblico aveva sottolineato le parole di Bruto quando invita i Romani a smettere il giogo dei re, non che il verso: I re non hanno — Patria, e l’altro: Le leggi — Sole avran regno. Nel 6 ottobre si riferiva che il marchese Capponi, parlando con Guglielmo Libri dei progressi ottenuti dai francesi in Ispagna contro le truppe costituzionali, diceva che essi si dovevano all’oro.
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Fra i gabinetti di lettura di Firenze, acquistò subito rinomanza quello fondato nel Palazzo già Buondelmonti da G. P. Vieusseux, divenendo così il centro del movimento liberale italiano. Era in quei tempi il solo luogo della penisola in cui si potesse parlare di progresso, di civiltà, di riforme nell’insegnamento, di sistemi d’educazione, di provvedimenti economici destinati a migliorare le condizioni delle classi lavoratrici, di ferrovie, di casse di risparmio ec. ec. Di questo movimento l’Antologia sinchè visse, non fu che una debole eco; imperocchè essa, di quelle riunioni a cui prendevano parte i più stimati e forti ingegni non solo della Toscana e delle altre provincie d’Italia, ma dell’Europa, non riproduceva nei suoi scritti che la sola parte tollerata dalla censura. Questa, come lo stesso Vieusseux confessava, sino a quando la cancelleria cesarea non volle fic-