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Il Governo Toscano ordinò di rilevare al prezzo d’associazione in lire 3335 i Fascicoli di gennaio e febbraio 1833, stampati, ma non pubblicati, e lo stesso giorno in cui il Presidente del Buon Governo firmava l’ordine di pagamento, il Gran Duca rigettava l’istanza del Vieusseux diretta a pubblicare a Firenze un Indicatore Bibliografico.
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La soppressione dell’Antologia provocò in Toscana commenti e mormorii. Il partito reazionario, che in quell’atto vide una propria vittoria, ne fu contento. Il 28 marzo, l’Ispettore di Polizia di Firenze, riferiva al Presidente del Buon Governo che la misura recentemente adottata dal Governo aveva sparso il malumore e la rabbia fra i liberali, che avevano proposto di fare una dimostrazione sotto palazzo Pitti, ma che ne erano stati distolti da alcune savie persone del partito. Con altro rapporto riferiva che era stato staccato dai muri della città un cartello che terminava così: „ Questo giornale (l’Antologia) che da dodici anni sostiene il lustro della letteratura italiana è una proprietà della Nazione. Il Duca di Modena volle toglierla. Il Granduca di Toscana ha avuto la viltà di obbedire al Luogotenente dell’Austria.„ Altri rapporti dicevano che il cartello stampato e distribuito era stato anche trovato nella cassetta delle suppliche pel Principe. Infine, a Firenze, a Pistoia, a Pisa, in altri luoghi della Toscana, circolò la seguente poesia, più tardi erroneamente attribuita al Giusti.
NUOVO TEATRO
all’i. e r. palazzo dei pitti.
Avviso.
Si annunzia ai Fiorentini |