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scherare codini e liberali e l’istituzione di una scuola elementare o d’un asilo d’infanzia, l’inaugurazione d’una cassa di risparmio o d’una Società agraria, si considerava dagli uni come un’innovazione pericolosa e dagli altri come lui passo fatto sulla via del progresso. Epperò l’Antologia era romantica in arte, come romantico era stato il Conciliatore, che per un momento parve, nonostante le forbici della I. e R. Censura austriaca, una protesta contro la signoria straniera, mentre a Milano la Biblioteca Italiana fondata ed ispirata dal Governo di Vienna era classica.

Ma verso il 1830, spirando con maggior violenza lo spirito rivoluzionario in Europa, le tendenze liberali, o, come allora si diceva nei fogli e nei circoli retrivi, le tendenze sovversive dell’Antologia si accentuarono sempre di più. Alla vigilia della rivoluzione di Parigi, di Bruxelles e di Varsavia, la politica, per quanto fosse bandita dalla censura dalle pagine della Rivista fiorentina, faceva di quando a quando delle brevi apparizioni che mentre scuotevano dal suo sonno tradizionale la Polizia toscana, destavano negli animi speranze e desiderî che l’eco degli avvenimenti d’oltralpe ingrandiva a dismisura. Tenuto conto dei tempi e delle pastoie che inceppavano il libero svolgimento del pensiero, l’Antologia, tra il 1830 e il 1832, poteva già dirsi un giornale di combattimento, in cui le tendenze politiche erano appena appena dissimulate. La qualcosa, come è facile indovinare, porgeva motivo di legittime doglianze ai buoni, ai cosiddetti bene intenzionati, che nel giornale del loro cuore, la Voce della Verità, di Modena, non sapevano nascondere lo sdegno che nei loro animi foderati di sanfedismo destava la pubblicazione d’un periodico, che sotto gli occhi della stessa censura e in un paese ch’era un feudo dell’I. e R. casa di Austria, credeva alla sapienza giuridica di G. D. Romagnosi, inneggiava a quella economica di Pellegrino Rossi, mentre non sapeva trovare una sola parola per celebrare la sapienza politica del principe di Metternich o il Governo illuminato di Francesco IV d’Este.

Intanto, verso quel tempo, due nuovi compilatori avevano ringiovanito le file della redazione dell’Antologia