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CAPITOLO XXVIII.
L’Antologia dal gennaio del 1820, in cui comparve la sua prima puntata, sino al gennaio del 1833, in cui vide la luce, con ritardo, il suo doppio fascicolo del novembre e dicembre 1832, fu in Italia il portavoce, possiamo dire esclusivo e confessato di quella parte della Società italiana, che non potendo domandare apertamente le riforme civili e politiche, purnondimeno stimava di fare il bene del paese preparando gli animi degli italiani, mercè le lettere e le scienze ad utilità pratica e civile rivolte, a quegli avvenimenti cui la forza delle cose in un avvenire più o meno prossimo doveva infallantamente maturare. Laonde le lettere e la scienza, più che fine erano un mezzo per l’Antologia, la quale, peraltro, a causa della censura, non rifletteva che assai debolmente lo spirito innovatore e liberale che regnava nel famoso Gabinetto Letterario di G. P. Vieusseux, dove in gran parte il giornale si compilava, e che tutti i rapporti della Polizia del tempo, segnalano come un focolare d’idee rivoluzionarie. L’Antologia, quindi, se in apparenza era un’effemeride di letteratura e di scienze, in fondo era un giornale di preparazione che aspettava giorni migliori per trasformarsi in giornale di combattimento, senza che per questo, di tanto in tanto, grazie alla tolleranza della censura, non uscisse in avvisaglie o non facesse delle punte nel campo proibito della politica; — avvisaglie e punte le quali benchè in apparenza conservassero il loro carattere letterario, pure mettevano in orgasmo i fautori dell’ordine, ai quali non occorreva molto acume d’intelletto per intendere la portata di certi articoli, sopratutto in un tempo in cui la distinzione di classici e di romantici serviva a ma-