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capo d’un paese retto da istituzioni assolute, via non c’è male, anche perchè l’artista milita nel campo avversario. All’arbitrio, certamente, il Bologna serviva spesso e colla più profonda convinzione di servire al buon diritto, perchè nè l’anima sua, nè le sue abitudini, benchè non arrivasse nuovo al palazzo del Buon Governo (già c’era stato in qualità di collaboratore del Puccini) erano quelle del poliziotto. Ma non servì sempre l’arbitrio, e spesso ebbe degli scrupoli, che oggi farebbero ridere un direttore generale di pubblica sicurezza. E di parecchi di codesti scrupoli non mancheremo di tenere parola nel corso di questa storia; soltanto ora per completare il ritratto del Bologna, ne accenneremo due. Nel 1834, il Temps, giornale liberale di Parigi, intraprese una campagna contro il Governo toscano. Con una mordacità epigrammatica dove alla polizia fiorentina pareva di fiutare l’ingegno del Tommasèo, dava, schizzandoli dal vero, i ritratti del granduca, della granduchessa e de’ ministri. Di questi ritratti a penna, abbiamo già dato quello dello stesso Bologna; ecco ora quello del principe: „Leopoldo II, è forse il miglior principe d’Italia; ma la sua religione è meschina; però è severa; la sua vanità maravigliosa, ma non vendicativa, nè sopratutto ingiusta; il suo spirito è limitato, il suo sentire è retto. Ama il bene, ma esclude dall’idea del bene molti elementi che gli sono essenziali. Ama circondarsi d’uomini, di spirito e di carattere inferiore a lui, altrimenti si renderebbe piccolo a sè stesso.„ — Lo schizzo che segue riproduce Maria Antonia, la seconda moglie di Leopoldo: „La nuova granduchessa, buona donna, ma d’uno spirito comune, ignorante, dedita ai piaceri della gola, è evidentemente disprezzata. È sgarbata, rozza; non pertanto il marito l’ama più teneramente della prima moglie.„

Sarebbe bastato magari la metà di tali particolari mordacissimi, che peraltro ritraevano al vivo il nipote di Pietro Leopoldo e la sorella di Ferdinando II di Napoli, perchè come ministro di polizia d’uno Stato dispotico il Bologna vietasse l’ingresso nel paese al giornale; ma a lui non parve che ve ne fosse abbastanza per poter servire