cancelleria d’una legazione o d’un consolato estero che forniva il giornale, quando già il signor ministro o il signor console ne aveva fatto la lettura. Nè pare che tutti i caporioni della Polizia sapessero il francese; imperocchè fra gli atti dell’Archivio Segreto si trovano ad ogni piè sospinto traduzioni di articoli comparsi sui fogli di Parigi. E si traduceva e si meditava dai superiori, non solo roba politica o attinente in certo modo alla politica, ma anche impressioni di viaggio scritte da letterati come Alessandro Dumas o Giulio Janin. Una lettera da Firenze, di quest’ultimo, pubblicata nei Débats del 1838, è postillata di pugno del Bologna nel modo seguente: „È un pasticcio di cose insulse, goffe e sconclusionate.„ Naturalmente, la proibizione di circolare in Toscana era per codesti giornali una spada di Damocle pendente sul loro capo. Bastava che avessero pubblicato un articolo un po’ pepato sulle cose italiane, perchè s’impedisse loro di circolare nello Stato. Ma qualche volta il Granduca era meno codino dei suoi ministri e della sua Polizia. Leopoldo II, purchè l’Austria, e per questa il principe di Metternich, non lo sgridasse di troppo, amava di mostrarsi uomo di vedute piuttosto larghe. Non gli piaceva che gli si appioppasse la taccia d’intollerante, come si faceva agli altri principi d’Italia. Il Temps, del 24 mggio 1834, pubblicò un’articolo in cui l’amministrazione del nipote dell’immortale Pietro Leopoldo era parecchio bistrattata. Vi si leggeva: „Le rendite della Toscana ascendono a 20 milioni di lire, tre dei quali sono assorbiti dalla Corte; cioè, un milione e trecento mila Toscani danno a Leopoldo II, ciò che otto milioni di francesi danno a Luigi Filippo, di guisa che se Leopoldo di Lorena fosse re di Francia si buscherebbe ogni anno sessanta milioni.„ Al Bologna l’articolo parve irriverente ed interrogò il Corsini se tosse il caso di vietare l’introduzione del Temps nel granducato, come già era stato praticato per la Tribune e il National; ma don Neri, con biglietto del 15 maggio, rispose: che avendo sottoposto il negozio al Real Padrone, S. A. I. e R. aveva osservato come non fosse opportuno il prendere una misura odiosa contro il giornale parigino. In-