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„La poesia nominata: Ad Una, ed è segnata: Firenze 1833, è diretta alla moglie del negoziante Faucci, la quale a quell’epoca si separò per tal causa dal marito.... Un’altra poesia è diretta a quella tale Giuseppa Marchesi, presso la quale il poeta viveva qui a Firenze, nel 1833.....„
Al Bologna, il parere dell’anonimo censore-poliziotto parve che peccasse d’esagerazione e forse di risentimento personale; e fece esaminare il libro da un censore-letterato, anche questo anonimo, il quale espresse il suo giudizio nel modo seguente: „Queste poesie non può dirsi che abbiano somma facilità di verso; pur tuttavia l’A. maneggia la lingua con maestria e padronanza assoluta. Non par che vi si riscontri massima, cosa, sentimento contro la religione; pare anzi che l’A. professi massime del tutto cristiane. Pur qualche cosa vi si legge di non perfettamente morale, parlandosi di baci ecc. ecc. Non vi ha dubbio poi che l’A. sia d’opinioni liberali; non ne fa però pompa, le professa, ma lo esterna quando se ne presenta l’occasione.... L’autore degli Schiarimenti (cioè, il rapporto del censore-poliziotto), ritiene che tutte le poesie sieno allegoriche; ma io avendole volute studiare non lo ritenni, perchè per quanto v’abbia meditato non mi è riuscito d’afferrare il senso occulto. Solo è probabile che nell’Arcadia l’A. si rida della Corte di Roma.„
Il libro, per quanto il secondo censore non gli fosse apertamente ostile, fu proibito.
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Un libro che turbò i sonni alla Polizia del tempo, fu l’Assedio di Firenze, del Guerrazzi, e la cui prima edizione — senza nome d’autore — apparve nel 1836. Il famoso romanzo, che il Guerrazzi diceva d’aver scritto perchè non poteva combattere una battaglia, fu stampato a Marsiglia e di là introdotto in Toscana per la via di Livorno. Il Bologna, il dì 24 settembre 1836, scriveva al Granduca: