Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
10 |
civile, lo misero bruscamente alla porta, in mezzo alle dimostrazioni di giubilo del pubblico.
Allora, ai servitori dello Stato, anche quando si stimavano nocivi i loro servizi, non si dava il benservito senza una generosa buona uscita. Al Ciantelli, per consolarlo di quel tegolo che gli cascava tra capo e collo, s’accordò la commenda (che in quei tempi non si prodigava nè ad avvocatucci, nè a farmacisti, nè a minuscoli funzionari dello Stato) ed una pingue pensione. Divenuto l’antico presidente del Buon Governo un modesto pensionato, si dedicò completamente al culto del piccolo Dio d’amore, il quale attraverso il fumo dell’incenso che si levava dall’ara, doveva sorridere malignamente dinanzi a quell’ex-censore del pubblico costume trasformato, malgrado l’età, la commenda e il passato di birro, in don Giovanni Tenorio.
Il Ciantelli ebbe per successore Giovanni Bologna.
Ad un uomo dal pugno di ferro succedeva un uomo dalla mano inguantata; a chi avrebbe mandato i liberali a ripopolare (i liberali in Toscana non s’impiccavano) la maremma grossetana che in quel tempo il principe, per usar la frase del Giusti, asciugava insieme alle tasche dei contribuenti, succedeva chi avrebbe loro somministrato una discreta dose di estratto di lattuga perchè dormissero della grossa. Il Bologna, ch’era un dotto ed integro magistrato, portò, come il Puccini, e forse più di questo, nelle sue funzioni di supremo direttore della polizia, gli scrupoli d’un animo abituato ad applicare la legge. Gli stessi liberali non potevano negarne la mitezza, alla quale si rendeva omaggio in una lettera fiorentina del Temps del 21 maggio 1834 (che la polizia riteneva scritta da Niccolò Tommasèo, o per lo meno scritta sopra appunti forniti dal Tommasèo, che in seguito alla soppressione dell’Antologia aveva dovuto abbandonare la Toscana) e dove si schizzava il ritratto del Bologna nel modo seguente: “Il ministro di polizia è un cittadino dolce, assestato, pio, che fa dei versi, recita le preghiere, crede, servendo l’arbitrio, di servire Dio, non oltrepassa le sue istruzioni e spesso le attenua nelle loro parti più odiose.” — Per un poliziotto in