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Più gravi scrupoli destò nell’animo del censore e del capo della Polizia la rappresentazione del Giovanni da Procida pel carattere eminentemente politico del soggetto. Ma il solito — lasciate correre — del Fossombroni la vinse sulle paure messe fuori dai rigidi conservatori; e il permesso della rappresentazione fu dato. Giammai, come in occasione della recita del Procida, potè dirsi più opportuna e calzante la riflessione del povero padre Mauro, cioè, che gli scrittori di tragedie, sotto pretesto di fare un corso di storia antica o medioevale diviso in atti, e questi divisi in iscene, facevano un corso di storia contemporanea. Il ministro di Francia che assisteva alla rappresentazione da un palco insieme a quello di Sua Maestà Cesarea, ad un certo punto della recita, e quando gli endecasillabi del Niccolini nella loro sonorità che discendeva da quelli del Monti, colpivano in pieno petto la Francia, rivolto al suo collega, proferì le seguenti parole rimaste famose:

„Sig. Ministro, se l’indirizzo dei versi è per la Francia, il contenuto è per l’Austria.„

Nè s’ingannava. Quando il poeta chiese il permesso di stampare la tragedia, il padre Mauro gli rispose:

— No.

— O se la è stata recitata?

— Ho detto no, per una stampa della tragedia a parte; ma dirò sì pel caso in cui la si volesse stampare insieme alle altre sue sorelle.

— Scusi, ma non comprendo. ....

— Comprendo io, e basta. Stampata a parte la tragedia attirerebbe in modo particolare l’attenzione del pubblico e coll’attenzione del pubblico forse quella di qualcheduno.... che sta molto in alto.... La mi capisce, questa volta; non è vero? Stampata, all’incontro, insieme ad altre tre o quattro tragedie darebbe meno nell’occhio. Insomma, l’alta Polizia se n’è dovuta occupare....

— E colla sua sottile distinzione essa ha creduto di salvare il Granduca e i signori ministri, Dio sa da quale malanno! Ho capito.

— Finalmente!