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col dare in Toscana un saggio di ciò che in quei giorni si faceva nelle altre provincie della penisola, ebbe il coraggio di dare al suo principe consigli improntati ad una mitezza, che oggi anche a qualche ministro di governo libero parrebbe forse soverchia. Ma di questo, che costituisce la più bella e più pura pagina della vita del Puccini, parleremo distesamente in altra parte di quest’opera.
Ritiratosi il Puccini dalla Presidenza del Buon Governo, dopo una breve reggenza di Luigi Bonci, gli successe nell’ufficio Torello Ciantelli, pistoiese.
Gli succedeva alla vigilia del 1830, quando la Francia, al dire di Luigi Filippo, allora semplice duca d’Orléans, e colla Francia anche il resto d’Europa, dormiva sopra un vulcano. A Vienna, da dove il principe di Metternich governava l’Italia, s’era sentito il bisogno che si stringessero i freni. Raccomandazione perfettamente inutile per quattro quinti dell’Italia, ove i freni non erano stati mai allentati, ma non così per la Toscana, ove dapprima Ferdinando III, e poi il figliuolo, sia pei ricordi leopoldini, che erano vivissimi e costituivano il credo economico, ecclesiastico e politico di ogni uomo di Stato toscano, sia per la stessa natura del carattere toscano, che gli anni e sopratutto il reggimento mediceo avevano svestito di quella rude asperità che nei tempi anche più gloriosi della repubblica aveva trasformato Firenze in due campi, uno di vincitori, l’altro di vinti; l’uno dove legge suprema dello Stato era il bando, l’altro dove la vita non si compendiava che in una sola parola: esilio — sia, diciamo, per la stessa natura del carattere toscano, s’era quivi potuto risolvere il problema d’un governo amato e rispettato dai sudditi, indipendentemente da qualsiasi garanzia costituzionale. Ma, come i fatti poi dimostrarono, l’Europa, quale fu foggiata dai congressi di Parigi e di Vienna, alla vigilia dei 1830, dormiva davvero sopra un vulcano; e i freni furono stretti anche a Firenze.
La reazione s’incarnò allora nel Ciantelli. Era nato costui coll’animo di birro, e a Modena o a Napoli avrebbe fatto il paio col conte Girolamo Riccini o col principe di