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Qualche anno innanzi, avendo G. P. Vieusseux presentato alla censura un’analisi del Giovanni da Procida, del Niccolini, ricca di molti pezzi tratti dal manoscritto della tragedia e coll’intento di pubblicarla sull’Antologia, il censore interrogò il ministro sull’opportunità, o no, di licenziare l’articolo per la stampa, perchè „il difetto che sembra trovarsi nei versi, che in abbondanza si riferiscono, è un’intemperante smania d’inveire contro i francesi, colla mira fors’anco di dirigere i proprî sentimenti contro qualunque straniera nazione che abbia avuto, o abbia ancora influenza politica in Italia, sebbene non vi si faccia menzione che dei soli francesi.....„ Ed aggiungeva: „È uso attuale specialmente di considerare serva e schiava l’Italia, e nelle tragedie si crede di trovare il luogo opportuno per simili rimproveri, che sebbene applicati a fatti particolari ed a tempi passati, s’intendono applicati ai tempi ed ai casi presenti.„
Come si vede, il buon padre Mauro non aveva avuto bisogno di un ingegno d’aquila per fare una simile scoperta!