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    D’ogni infamia ebbe in sè la quintessenza,
Ogni infamia coprì col regio manto,
E l’itale sciagure accrebbe tanto
Che l’austriaco rigor parve clemenza.

    Fedele ai gesuiti e al Santuario,
Torturò, macellò la specie umana,
E degli Stati suoi fece un Calvario!

    Ed or morendo questa buona lana,
Nomina esecutor testamentario
Il nuovo ministero di Toscana.


Altre poesie ispirò l’atto codardo. L’ultimo giorno del carnevale 1846, in occasione che col consenso della Polizia, dal pubblico si volle imitare quella brillante e fantastica scena del carnevale romano ch’è la passeggiata dei moccoletti, furono gettati lungo via Calzaioli, via Cerretani e via Tornabuoni, migliaia e migliaia di cartellini, coi seguenti epigrammi.

AL MINISTERO TOSCANO.

Per farti Roma amica
    Ai carnefici suoi Renzi tu desti:
    Gli usi or ne imiti; e quì un Loiola
    Colle tenebre sue, nei moccoletti;
    Noi pure avrem, da giogo vile oppressi,
    I soli lumi che saran permessi.

A FIRENZE.

Giunti appena al Governo questi broccoli,
Passi, Firenze mia, dai lumi ai moccoli.

Furono i due predetti epigrarammi attribuiti dalla Polizia a Filippo De Boni, che il Buon Governo non aveva ancora cacciato dal Granducato.

Codesto nuovo Ministero, composto di gesuitanti ed austriacanti e la cui intransigenza contrastava colla prudenza dei vecchi ministri Fossombroni e Corsini, provocò un nuvolo di poesie e di scritti anonimi.

La poesia che segue feriva in pieno petto il Baldasse-