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La Nave, detta l’Etruria

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Preso ha il timon chi fu poc’anzi al remo,
     E la finanza ha caricata in barca:
     Con tanta preda in corpo il mar travarca
     Per gir della fortuna al lido estremo.

Pregno di nobiltà, di merti scemo,
     Altro corsaro in la galera imbarca.
     Della sentina a poppa Ei tutti abbarca
     D’orgoglio i vizî, onde naufragio io temo.

Vi monta un terzo a cui spirto maligno
     Ride sui labbri: ei regge guerra esterna
     Per salvare ai compagni vita e scrigno.

Ma quarto vien chi sbirri e spie governa
     Perchè mostri la ciurma umor benigno:
     Spera Etruria il suo ben da tal quaderna.


Con nota del 28 marzo, il Presidente del Buon Governo fece chiamare il Mercati dinanzi il Commissario di Santa Croce, perchè questi lo invitasse a conservare un perfetto silenzio sulla poesia ricevuta, sotto pena, in caso di trasgressione, di fargli fare una breve villeggiatura nelle casematte della Fortezza da Basso; ammonimento non troppo grave ove si consideri che l’uomo che ha preso il remo era il Frullani, ministro delle Finanze, quello pregno di nobiltà e di pregi scemo don Neri Corsini, ministro dell’interno, quello a cui uno spirto maligno ride sui labbri, Vittorio Fossombroni, primo ministro, e in fine quello che sbirri e spie governa lo stesso Aurelio Puccini, Presidente del Buon Governo.

Benchè non si riferisca a cose toscane, pure per essere stata ritrovata in una perquisizione fatta a Firenze a persona di principî liberali, ci piace riportare la seguente poesia improvvisata da Luigi Rossi, impiccato a Napoli per causa politica il 7 marzo del 1799, poco prima d’essere condotto al patibolo, come si legge in fronte alla stessa poesia: