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invariabilmente luogo, nell’êvo medio, l’indomani della vittoria d’una fazione, riparò in Svizzera, dove si legò in amicizia con Giuseppe Mazzini, il grande agitatore; e fondata da questo la Giovine Italia, ne fu egli l’apostolo per così dire popolare. Imperocchè, in servigio delle idee del maestro, egli incominciò la pubblicazione d’una serie di monografie ove con facilità e chiarezza di dettato commentò a beneficio delle classi operaie il credo mazziniano, che, come si sa, si compendiava nel concetto di un’Italia una dall’Alpi al mare e retta da forme repubblicane.
Di codeste monografie composte in Isvizzera dal Modena e dalla Giovine Italia diffuse nella penisola, malgrado gli occhi d’Argo della polizia, a migliaia di esemplari, quella che il suo autore intitolò: Insegnamento Popolare, fu certamente la più efficace. Il concetto unitario, che allora i liberali dottrinari ed i partigiani delle riforme a spizzico e da ottenersi sotto forma di graziose concessioni dei principi, ritenevano semplicemente per un’utopia, vi era svolto e sostenuto con una mirabile forza d’argomentazione, mentre il papato, la più grande piaga dell’Italia di quel tempo, vi era fatto segno ad un attacco vivace ed energico. Fu stimata allora quella scrittura che correva clandestinamente per la penisola, se non la più eloquente, certamente la più appassionata pubblicazione fatta dal partito rivoluzionario. La più eloquente era di sicuro la lettera colla quale il Mazzini, dirigendosi a Carlo Alberto, di recente assunto al regno, metteva a disposizione dell’antico cospiratore di Torino le forze della nuova Italia, a patto che ricominciasse l’opera da lui interrotta nel 1821.
L’Insegnamento Popolare del Modena, ove papi e principi erano bollati in fronte con ferro rovente, turbò per un pezzo i sonni delle polizie italiane, che lo ritenevano come uno dei libri più pericolosi che allora fossero segretamente diffusi nel bel paese; e nella stessa mite Toscana, dove, d’ordinario, i poliziotti solevano essere di manica piuttosto larga e non era difficile il veder correre libri e giornali, che altrove avrebbero procurato ai loro possessori il carcere duro o la galera, si vide lo scritto del Modena perseguitato