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sombroni, nè don Neri Corsini, l’uno capo del Gabinetto e ministro degli esteri, l’altro ministro degli interni, per quanto devoti alle massime di governo proclamate dalla Santa Alleanza, non avessero mai consegnato un rifugiato politico nè al boia del papa, nè a quello di Sua Maestà Cesarea, nè a quello, infine, di nessun altro sovrano esercente la nobile professione d’impicca-sudditi, senza preoccuparsi nè dei fratelli Garibaldi, nè dell’ebreo Rubens o Ruben di Sion Cohen, scrisse a sua volta a Firenze invocando... i soliti lumi.

Questi vennero lentamente, giacchè ancora si governava non col telegrafo, ma... colla vettura del Negri; — e vennero, i lumi, com’era naturale, sotto la forma d’una nota riservatissima dell’illustrissimo signor cav. Bologna, Presidente del Buon Governo (ministro di Polizia) e colla quale si ordinava al signor Vicario di ricercare i fratelli Garibaldi e l’ebreo Cohen, ed ove giungesse a scoprirli, d’arrestarli... e nient’altro.

Questo nient’altro, significava che ove i tre proscritti fossero caduti nelle mani della Polizia Granducale, dopo qualche giorno d’arresto, se fosse loro piaciuto, avrebbero potuto piantare le loro tende in Toscana, si capisce, con un po’ di vigilanza per rispetto alle convenienze internazionali, salvo a provvederli d’un passaporto, colla giunta magari di qualche centinaio di lire, per la Corsica, nel caso in cui, sempre in omaggio alle predette convenienze, si fosse stimato opportuno di far loro cambiare aria.

Imperocchè, i ministri toscani d’allora, contrariamente ai ministri di tanti altri paesi, la sera, andando a letto, amavano di non sognare nè lo spettro d’un impiccato, nè quello d’un disgraziato caduto sotto le palle d’un picchetto d’esecuzione.

Il signor Vicario, avuti i lumi, si recò all’unico Albergo di Pietrasanta ove sapeva che da diversi giorni due fo-